Le sindromi coronariche acute (SCA) rappresentano la prima causa di morte nei paesi occidentali. La progressiva introduzione e ottimizzazione delle tecniche di rivascolarizzazione percutanea e di nuovi protocolli farmacologici ha permesso di migliorare significativamente l’outcome e ridurre gli eventi avversi “hard”.
Nonostante tutto, il rate di eventi avversi rimane ancora non trascurabile. Questo interessa sia eventi “hard” sia la presenza di sintomatologia residua e conseguente significativo peggioramento della qualità di vita.
I pazienti con SCA sottoposti a PCI (percutaneous coronary intervention) vengono reospedalizzati nel 10% dei casi a un mese e la
causa principale è rappresentata da dolore toracico/angina (circa il 40% dei casi). Pertanto risulta
fondamentale standardizzare il trattamento antitrombotico dei pazienti con SCA. Questo include sia i farmaci antiaggreganti che anticoagulanti.
All’ottimizzazione della fase acuta deve poi seguire un percorso che accompagni i pazienti alla ripresa delle normali attività quotidiane e soprattutto assicuri un’ottimale compliance alle raccomandazioni dietetiche, di attività fisiche e farmacologiche.
L’ottimizzazione di questi percorsi e la loro applicazione nel contesto reale sono i presupposti fondamentali per minimizzare il rischio di nuovi eventi avversi.